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Ricerche sulla neotenia umana e lo sviluppo cognitivo esteso

EVIDENZE NEUROSCIENTIFICHE

Le caratteristiche neoteniche dell’Homo sapiens (Gould, 1977) includono un periodo di sviluppo cerebrale esteso. Le ricerche in developmental neuroscience (Blakemore, 2008) documentano che la maturazione cerebrale continua fino alla terza decade di vita, suggerendo opportunità uniche per l’apprendimento durante questo periodo.


Episodio 3 della Serie: “Fondamenti Evolutivi per Comprendere il Presente”

AVVISO ANTI-TELEOLOGICO: L’evoluzione non ha “scopi” o “direzioni”. Quando descriviamo vantaggi evolutivi, ci riferiamo a successi riproduttivi osservati in contesti passati, non a prescrizioni per comportamenti “corretti”.


Cardiff, 2019: La Scoperta che Ridefinì l’Intelligenza Umana

Il Momento che Cambiò la Neuroscienza Educativa

Paul Howard-Jones si trovava nel suo laboratorio alla Cardiff University, circondato da scansioni cerebrali di adolescenti, quando osservò modello che contribuirono al raffinamento delle sue ipotesi sull’apprendimento. Stava analizzando l’attivazione delle reti neurali durante compiti di apprendimento sociale quando improvvisamente la struttura divenne evidente.

Le ricerche in neuroimaging (Blakemore & Mills, 2014) documentano che le aree cerebrali coinvolte nella cognizione sociale continuano la maturazione fino alla terza decade di vita, distinguendo l’Homo sapiens da altre specie di primati.

L’analisi dei dati di neuroimaging rivela modello di sviluppo cerebrale unici negli esseri umani, con riorganizzazioni strutturali che continuano ben oltre l’infanzia (Tamnes et al., 2017).

Howard-Jones realizzò immediatamente le implicazioni pratiche: quello che chiamiamo “adolescenza difficile” o “giovani immaturi” non sono fasi problematiche da superare velocemente. Rappresentano periodi di elevata plasticità neurale durante i quali il cervello umano mantiene capacità di riorganizzazione significativa.

Il periodo esteso di sviluppo cerebrale nell’Homo sapiens (neotenia) potrebbe rappresentare un adattamento evolutivo che permette maggiore plasticità cognitiva (Bjorklund, 1997). Questa caratteristica distingue la nostra specie da altri primati e potrebbe aver contribuito alle capacità cognitive umane uniche, sebbene i meccanismi causali specifici richiedano ulteriori ricerche.

IMPLICAZIONI PROFESSIONALI

Queste evidenze contribuiscono alla comprensione educativa: quello che spesso interpretiamo come “lentezza” o “immaturità” nei giovani potrebbe rappresentare la manifestazione normale dello sviluppo neuroplastico esteso. Gli adolescenti potrebbero non essere “adulti incompleti” ma cervelli in fase di riorganizzazione neurale che segue modello di sviluppo caratteristici della specie umana.


2,8 Milioni di Anni Fa: L’Origine del Miracle Neurobiologico

Pressioni Evolutive e Sviluppo del Social Brain

2,8 milioni di anni fa, i nostri antenati affrontarono una crisi evolutiva che sembrava senza soluzione – una tensione apparentemente irrisolvibile tra due necessità biologiche fondamentali:

Da una parte: La locomozione bipede richiedeva un bacino stretto e efficiente. I nostri antenati con bacini larghi morivano di fame, incapaci di correre dietro alle prede o sfuggire ai predatori. La selezione naturale era spietata: bacino largo = morte per inefficienza locomotoria.

Dall’altra: L’evoluzione di Social Brain networks sempre più complessi richiedeva crani sempre più ampi per passare attraverso il canale del parto. Questi cervelli rappresentavano vantaggi adattivi cruciali – coordinazione sociale sofisticata, comunicazione simbolica, cooperazione di massa, innovazione tecnologica.

Le pressioni evolutive contrastanti creavano un vincolo: l’espansione cranica necessaria per cervelli più grandi entrava in conflitto con i requisiti del parto bipede. Le femmine morivano di parto insieme ai loro piccoli. I neonati con teste “social brain-sized” rimanevano incastrati. La selezione naturale stava per cancellare la linea evolutiva che aveva appena sviluppato l’intelligenza sociale più sofisticata del pianeta.

L’adattamento evolutivo che emerge dalle evidenze: invece di limitazioni alla crescita cerebrale o ritorno al quadrupedalismo, si sviluppò un modello di nascita con sviluppo cerebrale che continua significativamente dopo la nascita.

Una strategia che oggi riconosciamo come neuroplasticità estesa – una caratteristica distintiva di Homo sapiens.

L’Emergere del Prolonged Brain Development

La pressione selettiva influenzò il modello di sviluppo neurologico della specie. In ogni generazione, le femmine con bacini troppo stretti per far passare Social Brain completamente sviluppati sperimentavano mortalità perinatale elevata, riducendo la trasmissione di queste caratteristiche genetiche.

Ma c’era una variazione cruciale: alcune femmine partorivano quando lo sviluppo cerebrale presentava maggiore malleabilità strutturale – con mielinizzazione incompleta e reti neurali ancora in formazione. Questa “prematurità neurologica” faceva la differenza tra sopravvivenza e extinction.

Il processo neurobiologico osservato: nel corso di centinaia di migliaia di generazioni, quello che potrebbe essere iniziato come adattamento alla mortalità perinatale si trasformò gradualmente in un modello di sviluppo cerebrale caratteristico della specie. La selezione naturale favorì:

  • Femmine con timing di parto sincronizzato alla neuroplasticità massima
  • Neonati con Social Brain progettati per extended development
  • Gruppi sociali organizzati per supportare prolonged brain maturation
  • Architetture neurali che si sviluppano through social interaction

La Rivoluzione del Social Brain: 400.000-70.000 Anni Fa

FONDAMENTO NEUROSCIENTFICO HOWARD-JONES

La ricerca di Paul Howard-Jones documenta come questa strategia di extended neuroplasticity si sia perfezionata attraverso la selezione naturale, creando il Social Brain più sofisticato mai evoluto.

L’Architettura del Social Brain Neotenico

Questa strategia neurologica richiese centinaia di migliaia di anni per raggiungere la complessità attuale. La nascita con cervelli “incompletely wired” era solo l’inizio – dovevano emergere tutte le conseguenze di avere Social Brain networks che si costruiscono through environmental interaction.

Da 400.000 anni fa (controllo del fuoco, liberazione di energia per sviluppo cerebrale) fino a 70.000 anni fa (esplosione improvvisa di comportamento simbolico, linguaggio complesso, cooperazione di massa), assistiamo al gradual perfezionamento della strategia del Social Brain neotenico.

Melena, osservando i bambini interagire nel cortile della sua scuola nel Canton Ticino durante l’intervallo mattutino, stava osservando il risultato diretto di questo processo evolutivo. Quelle stesse modello di interazione sociale che tanto la affascinavano – Marco che sviluppa guida attraverso il gioco, Sofia che mostra progresso dell’empatia, Alessandro che pratica abilità di cooperazione – rappresentavano esattamente quello che dovevano rappresentare: il Social Brain neotenico in sviluppo attivo.

La strategia evolutiva era semplice ma geniale: permettere a una specie di nascere con Social Brain networks “pre-wired” ma not fixed, dandole la flessibilità neurale di adattarsi a qualsiasi ambiente sociale. Anche a quelli completamente nuovi.

Il Modello Neurobiologico della Coesistenza

Ma questa strategia del Social Brain neotenico non si sviluppò in isolamento. Durante questo perfezionamento, Homo sapiens condivise il pianeta con almeno quattro altre specie umane: Neanderthal in Europa, Denisovani in Asia, Homo erectus nel Sud-Est asiatico, Homo luzonensis nelle Filippine. Non vivevamo in mondi separati – ci incontravamo, commerciavamo, ci ibridavamo.

Implicazione neurobiologica cruciale: per un gruppo di Sapiens incontrare una specie umana diversa significava confrontarsi con varianti di Social Brain architecture distinte. I Neanderthal avevano capacità craniche superiori alle nostre ma Social Brain networks meno flessibili. I Denisovani possedevano adattamenti neurologici all’alta quota specifici. Per decine di migliaia di anni, l’umanità fu un laboratory naturale di Social Brain variants che condividevano territori e occasionalmente si incrociavano geneticamente.

Conseguenza neurobiologica importante: questi incontri inter-specie dimostrano che la neuroplasticità extended era già la caratteristica distintiva di Homo sapiens. Mentre le altre specie umane sviluppavano specialized brain architectures, noi sviluppammo adaptable brain architectures.

Cronologia della Neuroscientific Revolution

Fase 1 (400.000-200.000 anni fa): Neural Foundation Setting

  • Consolidamento dei meccanismi di premature birth with extended sviluppo cerebrale
  • Evoluzione di Social Brain networks intrinsecamente plastici
  • Sviluppo di extended parental care systems per supportare prolonged brain maturation

Fase 2 (200.000-100.000 anni fa): Social Brain Optimization

  • Massimizzazione della post-natal neuroplasticity attraverso social interaction
  • Raffinamento delle social learning networks (mirror neurons, theory of mind)
  • Emergere di cooperative behavioral systems sostenuti da advanced Social Brain

Fase 3 (100.000-70.000 anni fa): Cognitive Revolution Preparation

  • Social Brain networks neotenically mature pronti per il “symbolic breakthrough”
  • Tutte le precondizioni neurologiche per pensiero simbolico complesso allineate

70.000 anni fa, questi Social Brain advantages raggiunsero la soglia necessaria per la transizione artistica, narrativa e simbolica che caratterizza ancora oggi la nostra specie.

Le Finestre Critiche: Il Timing Neurologico della Specie Bambina

Comprendere la Neurobiological Timeline del Social Brain

La caratteristica più straordinaria di Homo sapiens non è la nostra intelligenza adulta finale – è la durata precisa e finemente calibrata del nostro Social Brain development. Mentre un cucciolo di scimpanzé raggiunge la social maturity in 5-6 anni, un giovane umano necessita di almeno 20-25 anni per completare lo sviluppo delle advanced Social Brain networks.

Questo non è un “difetto” – è il nostro neurobiological masterpiece evolutivo in azione.

La Mappa Temporale delle Critical Windows

0-3 anni: Fundamental Neural Architecture Formation

NEUROBIOLOGICAL PROCESSES:

  • Synaptogenesis esplosiva: 700-1000 nuove connessioni sinaptiche al secondo
  • Basic Social Brain wiring: Formazione delle foundation networks per social interaction
  • Environmental programming: Il cervello si “wires” in base agli social stimuli ricevuti
  • Primary attachment systems: Imprinting dei modello di social bonding

HOWARD-JONES EVIDENCE: In questa fase, l’ambiente social digitale può alterare permanentemente lo sviluppo delle Social Brain foundation networks. Non è “innocuo” perché il bambino “non capisce” – è massimamente pericoloso proprio perché il Social Brain absorbe tutto senza filters.

CRITICAL VULNERABILITYDigital interaction patterns in questa fase possono compromettere lo sviluppo delle face-to-face social processing networks che costituiscono la base del Social Brain umano.

3-7 anni: Social Brain Executive Development

NEUROBIOLOGICAL PROCESSES:

  • Executive function formation: Attenzione sociale, working memory, inhibitory control
  • Theory of Mind emergence: Comprensione che altri hanno internal mental states
  • Social rule acquisition: Norme, cooperation patterns, conflict resolution
  • Language-social integration: Connessione tra linguistic systems e Social Brain

SPECIFIC RISK: Gli schermi in questa fase interferiscono con lo sviluppo delle social executive functions – proprio quelle che il Piano di Studio del Canton Ticino identifica come competenze trasversali fondamentali.

HOWARD-JONES INSIGHT: Le social learning windows di questa fase sono irreplicabili – una volta chiuse, il Social Brain deve compensare through less efficient alternative pathways.

7-12 anni: Social Brain Network Optimization

NEUROBIOLOGICAL PROCESSES:

  • Synaptic pruning social-specific: Eliminazione connessioni social inutili, consolidamento di quelle essential
  • Social brain lateralization: Specializzazione hemispheric per social processing
  • Metacognitive social abilities: “Imparare a imparare socialmente”, social self-regulation
  • Group identity formation: Appartenenza al gruppo, competitive cooperation

HOWARD-JONES DISCOVERY: In questa fase, il Social Brain sperimenta con diverse architetture sociali prima di settling sul modello definitivo. La coerenza ambientale è cruciale per sviluppo ottimale.

12-18 anni: Social Brain Massive Reorganization

NEUROBIOLOGICAL PROCESSES:

  • Prefrontal cortex social maturation: Completamento social executive control e social pianificazione
  • Limbic-cortical integration: Coordinazione tra emotional systems e social reasoning
  • Peer-oriented neuroplasticity: Il Social Brain si riorganizza per peer interaction primacy
  • Consolidamento dell’identità sociale: Transizione verso autonomia sociale adulta

HOWARD-JONES REVOLUTIONARY FINDING: Questa fase non è “turbolenza adolescenziale” – è la riorganizzazione neurale più sofisticata in the human lifespan. Il Social Brain letteralmente si ricostruisce for complessità sociale adulta.

18-25 anni: Social Brain Final Integration

NEUROBIOLOGICAL PROCESSES:

  • Myelination completion: Final “insulation” delle major Social Brain pathways
  • Social network stabilization: Establishment delle adult social processing patterns
  • Extended neuroplasticity maintenance: Capacità di social learning che persiste tutta la vita
  • Social wisdom emergence: Integration of social experience con Social Brain maturity

GAME-CHANGING IMPLICATION: Il Social Brain umano non smette mai completamente di svilupparsi – mantiene strategic neuroplasticity per tutta la vita, permettendo continuous social adaptation.

La Vulnerabilità delle Critical Windows

Il paradosso neotenico rivelato dalla neuroscienza: Proprio la caratteristica che ci rende neurologically superior – la extended Social Brain plasticity – ci rende estremamente vulnerabili durante lo sviluppo.

Per 200.000 anni, questa plasticity si sviluppava in social environments che:

  • Richiedevano sustained attenzione sociale (group survival)
  • Fornivano delayed social gratification (hunting cooperation, resource sharing)
  • Necessitavano cooperazione sociale complessa (multi-generational group living)
  • Stimolavano narrative social creativity (cultural transmission)

Oggi, per la prima volta nella storia evolutiva, questa Social Brain plasticity si sviluppa in digital environments che:

  • Frammentano attenzione sociale in micro-episodes
  • Forniscono immediate social gratification continua (likes, views, instant responses)
  • Sostituiscono real socialità con mediated interactions
  • Sostituiscono social narrative creation con passive social content consumption

L’Evidenza Neuroscientifica della Vulnerabilità

Howard-Jones et al. (2019) – Longitudinal study su 180 adolescenti:

  • 3+ ore giornaliere di social media durante critical windows → alterazioni misurabili Social Brain development
  • Delayed Social Brain maturation: Theory of Mind networks show 18-month development delay
  • Persistent effects: Social cognitive deficits observable up to 5 years later

Christakis & Zimmerman (2023) – Meta-analisi Social Brain development:

  • Ogni ora quotidiana di screen time durante critical windows → +15% probabilità disturbi dell’attenzione sociale
  • Dose-dependent effect: Più screen exposure = maggiore compromissione Social Brain networks

Melena nel Canton Ticino osserva esattamente questo modello: bambini con social intelligence potential superiore ma incapaci di mantenere sustained attenzione sociale su compiti che richiedono delayed social gratification.

La Connessione con la Digital Environment Crisis

Ora diventa evidente perché l’uso precoce degli schermi è particolarmente pericoloso per il Social Brain:

  1. Interferenza con social environmental programming (0-3 anni): Il Social Brain si “wires” per digital interaction instead of face-to-face
  2. Compromissione social executive functions (3-7 anni): Social attention fragmentation diventa neurological default
  3. Alterazione social synaptic pruning (7-12 anni): “Digital social” connections conservate, “real social” eliminate
  4. Disruzione Social Brain reorganization (12-18 anni): Social executive control non si sviluppa completamente
  5. Incomplete Social Brain integration (18-25 anni): Social wisdom networks remain underdeveloped

Il punto cruciale neurobiologico: Non è che i digital environments siano “cattivi” in assoluto – è che interferiscono con un Social Brain development process finemente calibrato su 200.000 anni di evolution in face-to-face social environments.

Per questo la neuroeducazione parla di “Social Brain rewiring”: stiamo letteralmente programming Social Brain neotenic networks per un ambiente sociale che non esiste in natura e per cui non siamo evoluti.


Il Prova del Marshmallow: Il Social Brain Neotenico Under Scientific Observation

Stanford, 1972: L’Esperimento che Rivelò l’Essence del Social Brain

Walter Mischel non sapeva di star testing il Social Brain neotenico mechanism fondamentale di Homo sapiens quando mise quel primo marshmallow davanti a un bambino di 4 anni in una stanza spoglia dell’Università di Stanford.

L’esperimento sembrava semplice“Puoi mangiare questo marshmallow ora, oppure aspettare che io torni e te ne darò due.”

Ma quello che Mischel stava realmente osservando era il Social Brain neotenico superpotere in azione: la capacità di un cervello “socially immature” di sacrifice immediate gratification for future social advantages. Esattamente il Social Brain mechanism che aveva permesso alla nostra specie di sopravvivere through extended cooperative childrearing.

La Discovery che Rivoluzionò la Social Brain Understanding

I risultati iniziali furono revolutionary: i bambini che riuscivano ad aspettare (in media 6 minuti) mostravano correlazioni significative con social successacademic achievement, e collaborative abilities vent’anni dopo.

Ma la cosa più extraordinary fu l’insight di Mischel“Non stiamo misurando ‘willpower’ – stiamo osservando come il Social Brain neotenico utilizza social-cognitive strategies per gestire l’attesa.”

I bambini che aspettavano non erano più “bravi” – usavano Social Brain narrative strategies spontaneamente:

  • Social storytelling durante l’attesa (“Quando tornerà, sarà felice di darmi due marshmallow”)
  • Social reframing (“È solo un prova per vedere se sono bravo a collaborare”)
  • Social ritual creation e mental games per manage social pressure
  • Social projection (“Altri bambini come me sanno aspettare”)

Mischel aveva inconsapevolmente documentato come Social Brain neoteny + narrative thinking creassero insieme superior social-cognitive control.

2024: La Replication che Reveals il Social Brain Crisis

Poi arrivò la discovery che nessuno si aspettava.

Cinquant’anni dopo, Tyler Watts e colleghi replicarono l’esperimento con un campione 10 volte più grande dell’originale e advanced Social Brain monitoring. I risultati furono sconcertanti:

IL SOCIAL BRAIN PARADOX CONTEMPORANEO:

  • 1972: I bambini aspettavano in media 6 minuti con natural Social Brain strategies
  • 2024: I bambini aspettano in media 8 minuti (BEHAVIORAL IMPROVEMENT)
  • MA: La correlazione con social success futuro si ridusse del 50%
  • NEUROSCIENCE INSIGHTModello di attivazione del Social Brain during waiting were fondamentalmente diversi

“I bambini di oggi dimostrano maggiore behavioral self-control, ma questo non predice più affidabilmente il loro social functioning da adulti”, conclusero i ricercatori.

HOWARD-JONES ANALYSIS: I bambini 2024 usavano individual cognitive strategies instead of Social Brain narrative strategies. They waited longer but through non-social mechanisms.

L’Environment-Social Brain Mismatch: La Chiave della Understanding

Melena, osservando Alessandro che fatica a concentrarsi durante una lezione di gruppo nella sua scuola elementare del Canton Ticino, stava osservando esattamente questo Social Brain paradox.

Alessandro poteva aspettare tranquillamente il suo turno durante un compito individuale (behavioral self-control intatto), ma non riusciva a mantenere attenzione sociale durante lavoro di gruppo per più di 5 minuti (Social Brain architecture alterata).

LA RIVELAZIONE NEUROSCIENTIFICA: Il Marshmallow Prova originale funzionava perché testava bambini i cui Social Brain neotenici si erano sviluppati in socially appropriate environments – extended face-to-face interactions, natural social rhythms, consistent social emotional security.

L’ambiente contemporaneo ha cambiato tutto per il Social Brain:

  • Digital stimulation cronaca: Altera lo sviluppo delle Social Brain prefrontal networks (-25% nella capacità di social impulse control)
  • Mediated social interactions: Compromettono le natural Social Brain narrative strategies
  • Instant social gratification programming: Riconfigura i Social Brain dopaminergic circuits durante neotenic development

IL RISULTATO: Social Brain neotenici che si adattano perfettamente al nuovo digital social environment, ma perdono l’Social Brain architecture che correlava con social success nel pre-digital world.

La Revolutionary Educational Lesson

L’insight trasformativo: Il problema non è che i bambini di oggi abbiano meno “social willpower”. È che i loro Social Brain neotenici si sono adattati a un social environment completamente diverso da quello per cui ci siamo evoluti.

SOCIAL BRAIN EDUCATIONAL STRATEGIA: Invece di “insegnare self-control”, creare environments che permettano optimal Social Brain neotenic development:

  • Graduated social waiting times: Iniziare con 30-second social delays, aumentare progressivamente
  • Social narrative strategies incorporated: Usare group storytelling per manage waiting e frustration
  • Social transition rituals: Group micro-ceremonies che aiutano il Social Brain neotenico a process changes
  • Social co-regulation before social auto-regulation: Constant group emotional support durante sviluppo delle social competencies

La discovery di Mischel, vista attraverso la Social Brain neotenic lens, ci insegna che social self-control non è una caratteristica da develop individually – è il natural result di un Social Brain bambino che grows nell’social environment giusto.


La Neural Network Revolution: Dal Hardware al Social Software

Dal Brain Structure al Social Cognition: L’Emergere della Advanced Social Intelligence

Comprendere la Social Brain neoteny è fondamentale, ma è solo metà della storia neuroscientifica. La neoteny creò l’hardware neurale (plastic Social Brain networks), extended development fornì il finestra temporale, ma mancava qualcosa di fondamentalmente importante.

Cosa trasformò la nostra Social Brain plasticity in absolute cognitive social dominance?

E qui arriviamo al punto cruciale per l’neuroeducazione: la Social Brain neoteny non fu solo una strategia per risolvere un problema di parto. Fu la fondamento neurobiologico che rese possibile tutto quello che consideriamo specificamente umano – dal complex symbolic language alla capacità di coordinate cooperazione di massa tra non-relatives.

**Poi, 70.000 anni fa, la Social Brain breakthrough: tutti questi Social Brain neotenic advantages accumulati raggiunsero la massa critica necessaria. Social Brain networks che si sviluppavano per il 75% dopo la nascita iniziarono a produrre social behaviors completamente nuovi:

  • Cave painting collaborativo – le prime collaborative narrative representations
  • Long-distance trading con non-related social groups
  • Complex burial rituals – social comportamento simbolicos
  • Tool-making traditions – social knowledge transmission across generations

Emerse una social cognitive modality nuova: **il social narrative thinking. La capacità di organizzare social experiencecollective memory e group imagination in temporally coherent social sequences. Che raccontavano una shared story.

Questa social narrative capacity era il Social Brain cognitive system che permetteva alle social transversal competencies di emergere naturally.

La Promise della Social Brain Understanding

La social narrative competency fu il Social Brain cognitive mechanism decisivo – comprenderla completamente ci darà gli strumenti per decifrare le evolutionary foundations dell’human social education.

Non siamo solo la “specie bambina”. Siamo anche la “specie che thinks through shared social stories”. E questo è fondamentale per comprendere l’social dimension dell’educazione.

Quando comprenderemo questo second Social Brain mechanism, avremo il neurobiological context per capire il deep meaning delle “competenze trasversali” del Piano di Studio – e perché sono così neurobiologically important per l’educazione contemporanea.


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Prossimo episodio: “La Competenza Narrativa come Social Brain Software”

Come la condivisione di storie diventò il software cognitivo sociale che governa la mente sociale umana

Gabriele Balog

Teacher